Star Trek: L’etica Medica
di
Claudio Chillemi
Sarebbe giusto osservare che Star Trek se non fosse un serial di fantascienza, potrebbe benissimo essere scambiato per uno dei tanti telefilm “di corsia” presenti nelle nostre TV. Tante e tali, infatti, sono le implicazioni mediche che appaiono nelle storie. I dottori, poi, che hanno contraddistinto tutte le serie, sono personaggi di grande spessore e rilievo, tanto da essere considerati, non a torto, tra quelli più accattivanti. Chi non ricorda Leonard “Bones” McCoy? O Beverly “sono innamorata del capitano” Crusher? E ancora Julian “mi piace l’avventura” Bashir? Per finire con l’incredibile MOE, il medico olografico di emergenza della Voyager? Quattro tipi straordinari, ognuno dei quali ha avuto a che fare con più di un caso di coscienza.
Leonard McCoy, per sua
stessa ammissione, è “un semplice medico di campagna” che viaggia, però, su un’
astronave a velocità di curvatura. Sembrerebbe un non senso, eppure è questo
quello che genera l’incredibile alchimia del personaggio; il quale, pur di
fronte ad alieni, malattie impossibili, morti apparenti, applica ad ogni cosa
il buon senso che gli deriva dall’essere, appunto, un “semplice medico di campagna”,
scoprendo, miracolosamente, che questo approccio risulta quasi sempre vincente.
Il suo rispetto per la vita
travalica il semplice mondo biologico, per diventare qualcosa di più profondo,
che coinvolge l’essere fin dentro la sua personalità : “Nella nostra Galassia ci
sono con ogni probabilità tre milioni di pianeti simili alla Terra, e
nell’Universo ci sono tre milioni di milioni di Galassie simili alla nostra;
eppure ogni essere umano è unico! Capitano, non uccida quello di nome Kirk”
(TOS: La Navicella Invisibile, ndr.).
Innanzi alla semplice equazione che vediamo
in “Viaggio a Babel”, dove Spock è l’unico che può salvare suo padre Sarek
dalla morte, anche a costo della propria vita; McCoy poco si cura di rischiare
la vita di entrambi per salvare l’anziano ambasciatore vulcaniano. E lo fa, si
badi bene, non per una malcelata forma di pietismo, ma perché sa che
l’eventuale morte di Sarek per causa della “rigidezza mentale” di Spock,
causerebbe a quest’ultimo un rimorso di coscienza senza pari. I meccanismi
interni del complesso rapporto paziente-medico-parenti sono a lui ben
conosciuti, alla stregua di un qualunque medico di famiglia, e questa
conoscenza diventa un punto di forza nella sua professione di medico di bordo
dell’Enterprise.
Quando poi è lui ad essere
paziente, nello straordinario episodio “Ho Toccato il Cielo”, in cui si scopre
soffrire di una malattia incurabile, McCoy applica anche a se stesso i
protocolli di “buon senso” che lo contraddistinguono per tutta la serie.
“Affronterò meglio la malattia se nessuno lo viene a sapere e potrò continuare
il mio lavoro”, dice all’incredulo capitano Kirk. E quando gli si presenta
l’opportunità di vivere i suoi ultimi giorni insieme ad una splendida donna che
ha appena conosciuto ma di cui si è innamorato, anche qui non si tira indietro:
abbandona tutto, la nave, gli amici e il lavoro, pur di stare insieme con lei.
Dopotutto, l’uomo è più importante della sua malattia, della sua stessa vita.
Nella seconda emanazione del
mondo creato da G. Roddenbberry, troviamo a bordo dell’Enterprise una donna
facente funzioni di medico di bordo. Beverly Crusher con un passato tragico, la
morte del marito sotto il comando di Picard suo nuovo capitano (innamorato di
lei, aggiungiamo, ndr.), e con un figlio sopra le spalle. La Crusher ha una personalitÃ
forte ma discreta; non è un medico di campagna: è emancipata; non odia la
tecnologia come Bones (il quale ha paura anche del teletrasporto! Ndr.), ma
anzi ne fa un largo e circostanziato uso. Ma , sicuramente, il filo conduttore
di tutti i medici a bordo di Star Trek, non la ignora e, per continuare con la
similitudine, la imbriglia ben bene.
Nell’episodio “Questione di
etica” (Star Trek TNG, ndr.), si trova appunto ad affrontare una delicatissima
questione morale: è giusto rischiare la vita di un paziente che non è in
pericolo di vita, per permettergli di camminare dato che è rimasto paralizzato?
Fino a che punto può rischiare la medicina? Fino a che punto si debbono protrarre
le cure? E’ giusto sperimentare su un paziente una cura o una procedura chirurgica
se il paziente non corre nessun pericolo di morire? I temi sono forti, e la
risposta che ne danno gli sceneggiatori (in questo caso il grande Ronald D.
Moore del recentissimo Galactica, ndr.) è intrigante. Per il Klingon Worf la
paralisi è una condizione appena più su della morte e, nella sua razza,
presuppone un suicidio rituale in quanto l’essere infermo non permetterebbe di
compiere il proprio dovere di guerriero. Ecco perché Worf sceglie di sottoporsi
ad una rischiosissima e mai testata procedura chirurgica proposta da una
collega della dottoressa Crusher; quindi la sua etica di paziente è salva.
L’etica della dottoressa che interviene, però, viene fortemente criticata dalla
Crusher e censurata nel suo comportamento ai limiti della legalità medica. La
condanna che ne deriva è netta: la sperimentazione di una medicina o di un
protocollo medico non può essere fatta a scapito dei pazienti.
Passando a Deep Space Nine troviamo il
medico più giovane tra tutti quelli apparsi in Star Trek: Julian Bashir.
Riguardo la questione etica, Bashir si trova nell’incredibile condizione di essere
egli stesso una questione etica. Infatti, egli è il frutto della manipolazione
genetica, severamente vietata dalla leggi della Federazione. Quello che gli autori
di Star Trek si chiedono è semplice: fino a che punto si può spingere la
manipolazione genetica? Fino a che punto si può intervenire sui geni di un
bambino o su un essere adulto? E’ giusto creare una razza di uomini superiori o
comunque diversi, solo grazie alla manipolazione genetica?
Il tema è affrontato in DS9
in ben 3 episodi (Il Dottor Bashir, suppongo; Probabilità Statistiche;
Crisalide, ndr.). Qui si evidenzia l’estrema condanna che la Federazione dei
pianeti fa della manipolazione genetica (addirittura il padre di Bashir finisce
in prigione! Ndr.); ma, nello stesso tempo, si evidenzia come coloro che sono
stati sottoposti a tale manipolazione vengano costantemente seguiti e, nel
caso, curati, dalle strutture mediche federali. Bashir che, a suo modo,
rappresenta un caso unico di potenziato genetico non recluso e/o estromesso dai
suoi compiti nella società , funge da tramite tra il mondo dei geneticamente
modificati e quello dei normodotati. Una funzione che il buon dottore percorre
fino in fondo, conscio della delicatezza del compito, sempre in bilico tra la
condanna (che la sua coscienza di medico gli detta, ndr.) per la manipolazione
genetica e il suo essere (fino in fondo e senza compromessi, ndr.) un uomo
geneticamente modificato. Quel che risulta è una tensione narrativa di straordinaria
valenza, che cattura lo spettatore fino alla catarsi.
Sempre Bashir, in uno degli
episodi più belli della terza stagione: La Scelta di Bashir, affronta un altro
dei più importanti problemi etico/medici di Star Trek. Salvare un essere umano
può costare allo stesso la perdita della sua identità di uomo? Julian può salvare
un paziente dalla morte, ma per farlo deve cancellare per sempre la sua
memoria, le sue emozioni, la sua personalità . Messo di fronte a questa scelta
decide di farlo morire. Non si può salvare il corpo di un uomo ma perdere la
sua vita; non si può salvare la vita di un uomo e perdere la sua essenza, vale
a dire tutto ciò che lo rende unico, diverso dagli altri. Bashir compie questa
scelta senza tentennamenti, interpretando il “non farai del male” del
giuramento di Ippocrate nel senso più ampio e vero: quello di salvaguardare lo
spirito dell’uomo anche a scapito della sua sopravvivenza fisica.
E’ singolare come gli autori di Star
Trek abbiano deciso di far prendere decisioni etiche di tale portata al più
giovane dei medici trekker. Bashir, infatti, proseguendo nella sua crescita
come uomo e come medico, passa anche per decisioni che coinvolgono, in tempo di
guerra, la scottante questione di come e quando utilizzare armi di distruzione
di massa. Negli ultimi episodi della 7^ stagione, si scopre, infatti, che la
Flotta Stellare (la sezione 31, in verità , ma con il bene placido della flotta,
ndr.) ha volutamente infettato con una malattia incurabile Odo (il mutaforma,
ndr.) per distruggere tutta la sua razza. E’ plausibile servirsi di un
genocidio per vincere una guerra? Bashir lotterà con tutte le sue forze per
salvare Odo, confermando in modo ineluttabile che anche la guerra ha i suoi
limiti etici, e che il genocidio non rientra tra questi. “Inter arma enim
silent leges”, durante la guerra le leggi tacciono, diceva Cicerone. Una massima
che la Flotta Stellare applica pedissequamente pur di sconfiggere il Dominio,
ma a cui Bashir (come tutto l’equipaggio di DS9, ndr.) si oppongono con tutta
la forza della loro etica e della loro moralità .
In “Una Difficile Cura”,
nella settima stagione di Voyager, troviamo l’MOE, il medico olografico di
emergenza, innanzi ad un quesito etico che le sue subroutine (come le chiama
lui, ndr.) non hanno difficoltà a risolvere in un nanosecondo. In una societÃ
dove il servizio sanitario nazionale è distribuito in base al reddito e
all’importanza sociale dei pazienti (più sei ricco e importante più ti curo,
più sei povero e socialmente irrilevante, meno ti curo), l’MOE si ribella e
decide di dispensare le sue conoscenze mediche anche ai più deboli. Episodio
che fin troppo palesemente mette alla berlina il sistema sanitario nazionale
degli Stati Uniti, dove, appunto, rischi di morire se non hai una buona
assicurazione; dove, al pronto soccorso, sei destinano in una o in un’altra
corsia in base alla tua dichiarazione dei redditi. Tema forte e controverso
nella società americana, su cui molti presidenti e candidati presidenti, hanno
perso o vinto elezioni. Gli autori di Star Trek, comunque, ne danno una
soluzione senza appello: tutti, ma proprio tutti, hanno il diritto di essere
curati. Pensavate forse ad una soluzione differente?
Star Trek nell’Immaginario Collettivo della TV Generalista Americana
(Ovvero
quanto Star Trek c’è nelle sitcom made in USA)
Di
Claudio Chillemi
Star Trek non manca mai di stupire per tutta una serie di incredibili record che ha anellato nella storia della televisione, non solo americana. E’ uno dei programmi più longevi di sempre; probabilmente è quello da cui sono stati tratti più spin off; è quello che ha avuto più premi; che conta più fan sparsi per il mondo…Ma, con ogni probabilità , nessuno si è mai chiesto, quanto Star Trek c’è nel resto della televisione statunitense, vale a dire in quelle trasmissioni che non sono Star Trek. Allora, spinti dalla curiosità , ce lo siamo chiesti noi e la risposta è stata incredibile.
Per
affinità iniziamo dalla serie TV Frasier
( trasmessa dal 1993 al 2004). L’unica affinità palese deriva dal fatto che
è stata prodotta dalla stessa Viacom
che produceva Star Trek; per il resto, sullo schermo televisivo niente è più
lontano della storia di uno psichiatra radiofonico che vive a Seattle
(interpretato da K.Grammer che tra
l’altro ha preso parte alla puntata di TNG
“Circolo Chiuso) da un gruppo di uomini che viaggiano su navi stellari;
eppure, nulla è più vicino a Star Trek di Frasier. Perché? E’ difficile da
spiegare così su due piedi, diciamo che in Frasier vi sono tutta una serie di
citazioni trekker che è faticoso ignorare. Ma questo non basterebbe, vi sono
poi numerosissimi attori di Star Trek che partecipano a diverse puntate di
Frasier, attori importanti da Patrik Stewart a René
Auberjonois; da Brent Spiner a Robert Picardo. Infine, un personaggio
ricorrente di Frasier, Noel Chomsky (l’attore P.Kerr), è un trekker. Ma,
andiamo con ordine è iniziamo dalla citazioni. Star Trek appare per la prima volta in Frasier nel 13° episodio
della prima stagione, quando il nostro trekker afferma: “Sarei disposto a dare
l’autografo del capitano Kirk pur di uscire con una ragazza!”. Ancora il
personaggio di N.Chomsky qualche puntata più avanti dice: “Il capitano Kirk è impazzito ed ha ripreso il
controllo della nave”, riferendosi al fatto che Frasier, malato e delirante per
la febbre, non vuole lasciare la sua poltrona di speaker e psicologo
radiofonico per paura di perdere il posto di lavoro. In questo pulsare di
riferimenti trekker non manca anche una citazione sbagliata (nel 6° episodio
della 3° stagione): “I bisogni di molti contano più di quelli di pochi, come
dice il capitano Kirk (noi, in
realtà sappiamo che è stato Spock, ndr.) della navicella (diciamo astronave,
ndr.) Enterprise”. Come non mancano i riferimenti alla pazzia dei fan, quando
Chomsky fa firmare a tutti i suoi colleghi di lavoro una petizione rivolta agli
autori di Star Trek (Barman e Braga forse? Ndr.) in cui chiede l’introduzione
di un personaggio chiamato Rosniak (da Roz, la donna di cui lui è innamorato,
una delle protagoniste della sitcom interpretata da P.Gilpin, ndr.) che
dovrebbe avere nientepoponimenochè “4mammelle4”. La pazzia di Noel è tale che,
come si dice sempre nella 6° stagione, il tribunale gli ha imposto “di non
avvicinarsi a più di
“Sto ancora lavorando al mio dizionario klingoon/inglese”.
“Ah, davvero? E come si dice arrivederci in klingoon?”, chiede
Frasier impaziente di buttarlo fuori.
“Dipende, se ti riferisci a un superiore…”, prende tempo Noel.
“Noel!”, lo redarguisce Frasier.
“Krish Krash!”, risponde il nostro dandosi alla fuga.
Per tutta la puntata Frasier lo congederà con il classico (?) arrivederci klingon di cui sopra. Ma il klingon appare in un'altra esilarante puntata della 10° stagione. Invero, la puntata più trekker dell’intera serie. Raccontiamola. Frasier deve partecipare ad una cerimonia ebraica che sancisce per suo figlio Frederick (di madre ebrea) l’ingresso all’età adulta. Il nostro psichiatra, allora, chiede a Noel, anch’egli ebreo, di preparare un discorso in lingua semita da leggere durante la cerimonia, visto che lui non la conosce. Noel accetta, ma chiede a Frasier di procuragli l’autografo di Scott Bakula. Frasier, per tutta una serie di motivi, non riesce ad ottenere il prezioso autografo del capitano Archer. Noel, allora, per vendicarsi, scrive il discorso anziché in ebraico in klingoon. Immaginate la sorpresa del rabbino quando sente Frasier gracchiare in lingua klingoon, ed immaginate la sorpresa di Noel, quando Frasier per farsi perdonare di non aver avuto l’autografo di Bakula gli fa pervenire un prop (oggetto di scena originale, ndr.) davvero straordinario: la parrucca indossata da J.Collins in “Uccidere per Amore”… Tante e divertenti sono le citazioni trekker in Frasier, ma elencarle tutte è davvero difficile. Più semplice, anche se comunque lungo è articolato, è parlare dei cammei e delle performance di attori già protagonisti in Star Trek, che appaiono in questa sitcom. Iniziamo con Virginia Madsen, l’attrice già apparsa in TNG e in VOY, ha in Frasier la parte di una bellissima donna in carriera, Cassandra, che fa perdere la testa al nostro psichiatra per ben 3 puntate (o, nella finzione scenica, per qualche mese…Ndr.). Cammeo microscopico (appena due battute) è quello di Nana Visitor che interpreta una femme fatale durante una festa snob del fratello di Frasier. Niels (l’attore D.H.Pearce, ndr.). Più consistente è la parte di Renè Auberjonois che interpreta il professor Tewksbury in 3 puntate della sitcom. Il nostro “Odo” da di sé un’immagine di grande caratterista, dando vita ad un personaggio simpaticissimo. Mentore di Frasier, insegnante universitario di psicologia, Tewksbury è il classico uomo di mezza età che divorzia e si prende una sbandata per una donna più giovane, Roz (di cui abbiamo già detto, stralunata e belloccia, interpretata da una bella P.Gilpin, ndr.). Altro cammeo, ma non di un attore di Star Trek, ma di un fan di grande fama, Bill Gates il quale, invitato a partecipare alla 200esima puntata di Frasier, saluta Noel con il più classico dei gesti vulcaniani. Nell’11° episodio della 9° stagione, appare invece Robert Picardo, che da vita al proprietario di una società che fornisce sistemi di sicurezza e che ha con Frasier un piccolo scontro perché i due padri (quello dello psichiatra e quello del nostro “dottore”, ndr.) sono in forte competizione tra loro. Nell’10° stagione troviamo Bret Spiner, che risolve una vicenda piuttosto complicata che interessa l’ex moglie di Frasier, Lilith. Spiner non pronuncia più di quattro, cinque battute ma il suo accattivante sorriso e i suoi occhi spiritati, sono di grande efficacia, come sempre. Dulcis in fundo, Patrick Stewart. L’attore sfodera una prestazione eccellente nei panni di un direttore d’orchestra gay che si innamora di Frasier. Ma, andiamo con ordine. Il nostro psichiatra è appassionato di lirica, pur di non perdere l’occasione di partecipare alle prove di una messa in scena “eccezionale” cede alle avance del nostro Stewart. Ne segue tutta una serie di gag e doppi sensi esilaranti che sfociano nella pubblica confessione di Frasier che ammette di “non essere gay” e di aver approfittato biecamente dell’omosessualità del direttore d’orchestra per soddisfare la sua passione di melomane. Episodio degnissimo, interpretato benissimo dal nostro Picard che non manca occasione per dimostrare quanto sia bravo e quanto poliedrico. Sono tanti altri gli attori che Star Trek e Frasier hanno in comune, farne un arido elenco non ha proprio senso, ha più criterio incitare tutti i trekker ad andare a scoprire Frasier che, come al solito, è stato bistrattato dalla televisione nostrana, e riscoperto dal satellite. Continuando nel nostro percorso passiamo a Dharma e Greg, esilarante sit com con la brava e bellissima J.Elfman, che narra le vicende di un ricco avvocato che sposa la figlia di una vecchia coppia di Hippy. In effetti, la serie non dedica molto spazio a Star Trek (qualche divisa in feste in maschera e piccoli accenni all’Enterprise), ma tra tutti ricordiamo l’esilarante omaggio che gli autori fanno alla creazione di Roddemberry, che è forse la migliore citazione tra tutte quelle proposte in questo articolo. L’antefatto è semplice: Dharma ha un amica, Jenny, e vicina di casa molto particolare, che esercita sugli uomini una profonda attrazione sessuale. Un giorno Jenny si presenta a casa di Dharma dicendo:
“Senti, puoi
tenermi il gatto? Devo andare ad una Convention di Star Trek?”
“Oh,
davvero? Sei una trekker?”
“No, ma
adoro gli uomini vergini di 40 anni!”.
In effetti, Jenny, tornerà con un uomo “vulcanico” (nel doppiaggio, il nostro “vulcan”, diventa vulcanico e non vulcaniano, ndr.) dalla Convention, con tanto di orecchie a punta. Passiamo a That 70’s Show, straordinaria sit com ambientata negli incredibili anni 70, con il bravissimo Ashton Kutcher. I ragazzi che vivono a Point Place, una piccola cittadina della provincia americana, hanno due miti: Star Wars e Star Trek. Il primo, invero, più del secondo, ma in molti episodi i protagonisti si travestono da personaggi di Star Trek TOS per impersonare in sogno come sarà il loro futuro. Davvero interessante questo accostamento tra Star Trek e il futuro. Il domani è visto con l’occhio dei costumisti della serie classica e le belle protagoniste dello show sono vestite con le vertiginose e sensuali minigonne mozzafiato che indossava la nostra Uhura. Per i ragazzi il futuro è un futuro di belle donne in divise dove la libertà di costumi (così idealizzata e invocata negli anni Settanta che la serie racconta…) è diventata realtà . Certo, esilaranti sono tutte le scene in cui questo strano gruppo di teen ager mettono i panni di ufficiali della flotta stellare e danno vita a strambe vicende di vita quotidiana dove i loro tic e le loro frenesie prendono la forma improbabili episodi di ambientazione Trek…Come molto divertenti sono quelli che prendono la forma di incredibili film di Star Wars, ma questa è tutta un’altra storia. Passiamo ai giorni nostri e a Perfetti Ma Non troppo. Questa Sit Com narra le vicende di uno svitato gruppo di colleghi che lavorano in una grande emittente televisiva. La protagonista è Sara Rue che interpreta il personaggio di Claude, visionaria e sognatrice, ingenua provinciale che si trasferisce a New York per trovare lavoro. Claude, in uno dei primi episodi della serie, introduce subito Star Trek. Sognando, infatti, una vacanza dal lavoro immagina di andare in Crociera sull’Enterprise, finché una voce non la sveglia al grido di: “Scendi dal Ponte, sporca Romulana!”. Claude ha quindi Star Trek nella mente e nel cuore e lo utilizza quotidianamente come quando sparge la notizia che ad una riunione di Condominio sarà presente Leonard Nimoy per far partecipare i condomini e raggiungere il numero legale; oppure quando lo utilizza come test per sapere se un ragazzo, vestito da Kirk, incontrato ad una festa in maschera per Halloween, sia quello giusto per lei:
“Questa è la divisa del Primo Ufficiale di Star Trek?”
gli chiede sorniona.
“No, è quella del capitano!”, risponde il ragazzo tra lo
stupito e l’offeso.
“Meno male, controllavo se eri un vero trekker!” risponde
Claude tirando un sospiro di sollievo.
Ma in Perfetti Ma Non Troppo un altro personaggio è fan di Star Trek, anche se più volte cerca di
mistificarlo. Ramona, interpretata da Sherri Shepherd. Ramona, donna di colore, è la migliore amica di Claude ed ha una vera
passione per la nostra Uhura. In una festa in maschera, infatti, mette i panni
del nostro bel tenente addetto alle comunicazioni e cerca di attirare
l’attenzione di tutti i maschi presenti, anche se il suo più caro amico la
scambia per “Spock
dalla pelle nera”! Irritata dalla presa per i
fondelli a cui è sottoposta per essere una trekker, qualche puntata più tardi
si lascerà sfuggire una abiura piuttosto imbarazzante: “Una
volta per tutte a me non piace Star Trek, vorrei che non l’avessero mai
prodotto!”. In
realtà , però, non è proprio così. Leggete il colloquio tra Ramona è un suo
pretendente avvenuto qualche minuto dopo lo sfogo di cui sopra:
“E così sono tornato”
“Un poco come quando il
signor Spock tornò su vulcano”
“Ci sono delle analogie,
si. Sei un appassionata di Star Trek?
“E me lo chiedi? Volevo
dire, affermativo, signore!”
“Non credo che a te
piace Star Trek, dici così solo per conquistarmi”
“E’ vero, non so neanche
di cosa parla”
“Potrei insegnarti tante
cose”
“In merito alle
astronavi”
“Non vedo l’ora!”.
E’ la volta di Will e Grace, divertentissima Sit Com interpretata da Debra Missing ed Eric McCormack. Durante le sette stagioni trasmesse in Italia non sono molte, ma divertenti e importantissime, le citazioni di Star Trek. La prima vede protagonista Grace che interagisce con un “pezzo” della storia Trek, Joan Collins (inutile dirvi in che episodio della TOS appare la futura protagonista di Dinasty…). La Collins interpreta una grande arredatrice newyorkese, un po’ vezzosa e un po’ “bastarda ubriacona”, che manda nel pallone la simpatica Grace (anche lei arredatrice), la quale le si rivolge goffamente con la frase “Sembro uno degli sfigati che incontrano il capitano Kirk ad una delle convention di Star Trek”. Qualche puntata più tardi è Will che dice a Grace (mostrando il segno vulcaniano) per sottoscrivere un suo ragionamento “Molto logico signor Spock!”. Ed è sempre Will che, coinvolto in una partita di calcetto, sport che lui sconosce del tutto, al capitano della squadra che gli si presenta con “Io sono Kirk, il capitano” risponde tra il serio e il faceto: “Il capitano Kirk? Con chi combattiamo per prima con i Klingon o i Romulani?”. Ma è soprattutto nell’ultima stagione, esattamente nel 18 episodio, dove si tocca l’apice del citazionismo trekker, non solo in Will e Grace, ma in tutte le sitcom fino ad ora analizzate. Appare in questa puntata, infatti, George Takei, ma non nelle vesti di un personaggio ma in quelle di se stesso, poco tempo dopo il suo atto di outing in cui rivelava di essere gay. La puntata si snoda proprio intorno a questa rivelazione e al profondo significato che i valori della tolleranza hanno in Star Trek. Will dice molto chiaramente di non essere un trekker (“E’ da sfigati!!” commenta) ma di essere un “suluiano”, per l’incredibile coraggio avuto da Takei nel rivelare la sua vera sessualità . Raccontare la puntata in tutte le sue sfumature trekker è praticamente impossibili (“le languide occhiate di Sulu al capitano Kirk”, per farvi un esempio), ma proveremo a sintetizzare le parti più significative. Ad esempio una Action Figure di Sulu prodotta dopo la sua rivelazione di essere gay che tirando una leva dice : “Teletrasportami Scotty che voglio fare shopping” o “Su questo pianeta c’è aria respirabile e…Un negozio di Gucci!”. L’incontro vero e proprio con Takei alterna battute sul mondo omosessuale (“Signor Takei come mai non ha detto a quel tale attore vestito di una tunica senza spallina: regola i tuoi faser?” e Takei: “Glielo ho detto e lui ha riso così tanto che gli si è rotta la cintura!”) a profonde considerazioni su Star Trek, dice Will: “La serie si basava su tolleranza e accettazione, senza guardare al colore, alla specie o all’acconciatura. Spock nascondeva le sue orecchie, Uhura la sua femminilità o Sulu la sua? (magari lui si, ma erano altri tempi) Nessuno, però, su quella plancia di comando ha mai tradito la sua vera natura!”, risponde Takei sorpreso: “Era questo il senso della serie? Allora sono contento di averla fatta”. Pochissime citazioni trekker, ma serie imperdibile per tutti i fan è Boston Legal andata in onda tra il 2004 e il 2008. S tratta di un altissimo concentrato di personaggi, caratteri e attori tratti da Star Trek. Iniziando dal protagonista, un sorprendente William Shatner che sfodera, puntata dopo puntata, performance da attore consumato così importanti da valergli anche due Emmy e un Golden Globe. In cosa consiste la bravura di Shatner e in cosa assomiglia il suo personaggio a Star Trek? La bravura è relativa alla sua immensa capacità di interpretare “uno stronzo rincoglionito affetto dal morbo della mucca pazza”; mentre la somiglianza all’universo trekker si può mettere tranquillamente in relazione al fatto che il personaggio di Danny Crane, impersonato dal nostro Bill, è ciò che somiglia (o potrebbe somigliare) di più a James Kirk se James Kirk fosse invecchiato fino alla soglie dei 75 anni. Danny Crane è stato in gioventù il miglior avvocato di Boston (Kirk il miglior capitano di Astronave); si è portato a letto le più belle donne della città (è necessario sottolineare il parallelismo con Kirk?); si è circondato di amici fidati (non sembra la plancia dell’Enterprise?); è diventato famoso per la sua spavalderia, il suo coraggio e il suo insano amore per le armi e per la guerra (qui i punti di contatto con Kirk sono talmente tanti che in confronto la mappatura del genoma umano è una cosa da pischelli). Ora Danny Crane è vecchio, perde la memoria, si lascia andare ad atteggiamenti irrazionali e ridicoli, e per citare il nostro Spock “è sopravvissuto alla sua utilità ”. Vedere il faccione enorme di Shatner che, come sottolinea un glaciale J.Ryan in una puntata dello Show, sta per esplodere e ricordare che lui è Kirk, maledettamente Kirk, anche quando non lo sembra; lascia uno strano sapore in bocca, un misto tra malinconia, ironia e sana rottura di… nella consapevolezza che tutto prima o poi finisce anche se ci sentiamo baldi “giovani” alla ricerca dell’isola che non c’è. Boston Legal è ricco di partecipazioni trekker oltre a Bill Shatner troviamo il nostro René “Odo” Auberjonois che è personaggio fisso nelle prime tre stagioni. Poi il giudice Armin “Quark” Shimerman, che appare in diverse puntate. Ma anche il signor avvocato dongiovanni Scott “Archer” Bakula, Ethan “Neelix” Phillips, ed altri camei di caratteristi che hanno arricchito le puntate di Star Trek. Per quanto concerne vere e proprie citazioni ne amiamo ricordare solo due. La prima ci racconta di Danny Crane e del suo amico fidato Alan Shore che vanno a pesca di salmoni; ma i salmoni, appunto, sono minacciati dalle “pulci del mare” chiamate, come ci informa Alan “i klingon dei mari”, Shatner lo guarda citare Star Trek con la faccia rinco… insomma, diciamo, rimbambita di Danny Crane e commenta con un sonoro ruggito intestinale che lascia poco all’immaginazione. La seconda citazione vede Danny Crane, dopo molti anni passati ai margini della vita legale, ritornare alla difesa e vincere un processo; innanzi alle telecamere che lo riprendono trionfante all’uscita da un’aula di tribunale, Shatner commenta la sua vittoria con un malinconico “il capitano Kirk è tornato al comando dell’Enterprise”. Seinfeld. Per chi non la conosce è una delle sit-com più belle e divertenti della TV americana. Dove nulla, ma proprio nulla, viene preso sul serio. Nella prima puntata dell’ottava stagione il protagonista, Jerry, consola la famiglia della fidanzata di un suo amico morta prematuramente, usando le parole con cui Kirk e McCoy commentano la morte di Spock in Star Trek l’Ira di Khan, e quindi, poco dopo aggiunge: “Spock muore, lo avvolgono in un lenzuolo e lo sparano dall’astronave dentro un grosso astuccio per occhiali”. Ma in Seinfeld le citazioni non finiscono qua, Jerry Seinfeld dice all’inizio di una puntata: “Il mio ideale di stanza di soggiorno sarebbe la plancia della nave spaziale Enterprise, sapete cosa voglio dire: poltrona, schermo gigante, telecomando, ecco perché Star Trek per me rappresenta la massima fantasia dell’uomo, andarsene in giro per lo spazio nel proprio soggiorno guardando la Tv! Per questo gli alieni vanno sempre a trovarlo, perché Kirk è il solo ad avere lo schermo gigante ci andranno anche venerdì sera, c’è l’incontro contro i klingon e non possono mancare!”, o in un'altra puntata: “Perché gli uomini preferiscono Star trek? Oh bella, perché il capitano Kirk ha proprio tutto: una bella macchina da pilotare, stupende donne in minigonna attorno a lui ed uno schermo gigante con telecomando, quale uomo desidererebbe avere di più?”. Concludiamo, almeno per ora; anche se sono molte le altre Sit Com che andrebbero analizzate da 3rd Rock From Sun dove il nostro Shatner interpreta la parte di un alieno; a Becker (“Gli ho regalato un lifiting, una liposuzione, una depilazione completa, è stata investita da più raggi laser lei che l’Eterprise”) a Friends, a Tutti Amano Raymond, a…The King of Queens, dove si assiste ad un dialogo mozzafiato in cui la protagonista della serie (una simpaticissima Leah Remini) cerca di convincere un amico di suo marito a sedurre il suo capo, una anziana e affascinante donna, citando Star Trek:
“Il tuo personaggio preferito di Star trek?”
“Il cavaliere di Ghotos”
“Ghotos? Ma tu assomigli più al capitano Kirk, che anche se una donna assomiglia a un pesce, se la porta dietro ad una roccia e fa il suo dovere!”. Intendo?
L’etica Futurista di Star Trek
Star Trek The Original Series: la rivoluzione silenziosa
Una Generazione di Eroi